Requiem di Fauré

Requiem op. 48 di Gabriel Fauré per soli, coro e orchestra. Orchestrato da Luca Belotti ed eseguito in forma di concerto o durante celebrazioni liturgiche. E' uno dei pochi esempi di requiem moderni che possono far capire quale è il vero senso di una messa "Dei defunti" secondo la liturgia Cattolica. Una messa non funebre, ma che celebra un solenne passaggio dal tempo all’eternità.

Il Requiem, Op. 48, non fu composto in memoria di una persona in particolare, ma come dicono le parole di Fauré, ‘solo per il piacere di farlo’. Più vicina all’idea di liberazione gioiosa della morte, che alle paure tremende del giorno del giudizio – l’intera sequenza del Dies Irae è addirittura eliminata –, l’opera si suddivide in otto parti: il primo movimento è intriso di tinte scure nel Requiem, che diventano più luminose passando al Kyrie, mentre l’Offertorio appare particolarmente intimo, soprattutto nell’Hostias interpretata con efficacia dal baritono solo, che possiede la giusta vocalità calda e morbida per donare alla preghiera il carattere giustamente raccolto. Seguono l’angelico Sanctus accompagnato dall’arpa e il dolcissimo Pie Jesu, elegantemente interpretato dal soprano solo. Con l’Agnus Dei si riprendono alcuni colori ombrosi del Requiem, per essere solo in parte mantenuti nel coro del Libera Me, contrapposto alla linea melodica del baritono, che poi si tuffa nel celestiale e liberatorio In Paradisum che conclude l’opera sacra. Il contrappunto vocale nel Requiem di Fauré è ben costruito e ricco di cromatismi, i colori sono molto delicati e i forti emergono all’improvviso.
Per l’occasione, considerata la corposa presenza vocale prevista dall’autore, il coro si è avvalso del supporto di elementi esterni e, per quanto riguarda la componente strumentale, della collaborazione di una valente orchestra sinfonica. Il m° Luca Belotti ha orchestrato tutti i brani.